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Sintomi della tendinite

La tendinite è riconducibile a patologie infiammatorie che colpiscono i fasci fibrosi che fissano i muscoli alle articolazioni.
La struttura fibrosa, la carenza di vasi sanguigni e la relativa capacità di riparazione, rendono i tendini molto sensibili alle continue sollecitazioni meccaniche.
Spesso, il manifestarsi di tali problematiche, può anche dipendere da una predisposizione individuale, per cui in tal caso non è possibile alcuna prevenzione, se non mantenere una muscolatura forte e tonica.
I sintomi della tendinite sono caratterizzati da dolore locale spontaneo o in seguito ad una pressione, limitazione dei movimenti, gonfiore della zona interessata e nei casi più gravi rottura improvvisa del tendine.
Le patologie del tendine possono avere diversa natura, trattasi infatti di peritendiniti se l’infiammazione interessa solo la guaina del tendine, mentre nella tendinite vera e propria il processo infiammatorio compromette tutto il tendine.
Quando invece ad essere colpita dall’infiammazione è la sezione del tendine che si inserisce nell’osso, si parla di enteropatia.
L’esame diagnostico più indicato per riscontrare le infiammazioni tendinee è l’ecografia, che consente di verificare lo stato del tendine, ma anche di mettere in risalto calcificazioni che designano un processo patologico di maggiore entità. I soggetti più colpiti dalle tendiniti sono gli sportivi di categorie dilettantistiche, in quanto spesso si sottopongono a gare o allenamenti estenuanti completamente privi di assistenza medica e senza rispettare le più semplici norme di prevenzione.
Per i professionisti, le risorse tecniche e l’assistenza di staff sanitari esperti, consentono invece di limitare i danni.
I sintomi dele tendiniti sono una minaccia anche per le casalinghe o per chi fa lavori ripetitivi che sottopongono le articolazioni a microtraumi ripetuti, o a sollecitazioni funzionali prolungate.
Nel caso il dolore si manifesti dopo l’allenamento o lo sforzo e poi scompaia, ci troviamo nella fase iniziale, quindi la terapia più appropriata consiste in applicazioni di ghiaccio, di pomate o cerotti antinfiammatori.
Nel caso il dolore persista, è necessario ricorrere agli antinfiammatori per via orale che, anche se di grande efficacia nel trattamento della sindrome dolorosa, a dosi elevate di assunzione, possono presentare effetti collaterali che colpiscono lo stomaco, come gastriti e ulcere, il sangue, ad esempio una ridotta capacità di coagulazione, e i polmoni, provocando allergie ed asma nei soggetti con predisposizione.
Di recente sono stati immessi sul mercato degli inibitori della ciclossigenasi 2 (Cox-2), antinfiammatori che presentano un minor rischio di effetti collaterali. Nel caso comunque il dolore non si attenui prima dell’allenamento successivo, si renderà necessario un periodo di riposo che può protrarsi da un minimo di una o due settimane, fino a quattro o sei mesi nei casi di infiammazioni più severe; ovviamente, per ridurre i sintomi della tendinite, durante l’interruzione sarà opportuno praticare dei trattamenti fisioterapici. L’errore più frequente che può condurre alla cronicizzazione del problema, è quello di non eseguire i dovuti accertamenti, sottovalutando l’infiammazione.
L’intervento di un ortopedico, permette di definire la gravità della patologia e in alcuni casi può anche risolvere il problema praticando la mesoterapia o attraverso infiltrazioni e autoinfiltrazioni.
L’infiltrazione locale di un cortisonico è utile ad alleviare il dolore; tuttavia è efficace solo nelle infiammazioni che colpiscono tendini corti che si inseriscono sull’osso, al contrario non deve essere consigliato nelle tendiniti dei tendini lunghi, come ad esempio quello di Achille, in quanto si può incorrere in una degenerazione o addirittura la rottura del tendine.
L’uso di cortisonici deve comunque rimanere del tutto occasionale in quanto un impiego ripetuto è causa di lesioni ai tessuti.
Se anche in questo modo non si ottengono risultati, rimane solo l’intervento chirurgico, da riservare in casi particolari.
Un metodo efficace di prevenzione che assicura una buona riuscita, è la “tecnica del freddo intermittente con allungamento muscolare”: si passa, in modo unidirezionale e per più volte un bicchiere di acqua ghiacciata per l’intera lunghezza del tendine dolorante.
Questo sfregamento deve durare circa 60 secondi.
Contemporaneamente si eseguirà uno stiramento passivo del muscolo corrispondente, tale procedura può essere ripetuta più volte fino ad ottenere un completo rilassamento muscolare.
Successivamente si applicherà un impacco caldo e umido sulla pelle, scaldando così la zona e allentando ogni ulteriore tensione, infine si effettuerà una contrazione attiva in contro resistenza e una mobilizzazione articolare nel punto di maggiore estensione.
La seduta ha una durata di circa 30 minuti e consente di mantenere una buona escursione articolare, prevenendo e riducendo la sensazione di dolore.
Abbiamo trattato l’argomento ” i sintomi della tendinite ”
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