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Conoscere gli esercizi e l’allenamento per la cuffia dei rotatori

Il gruppo muscolare che consente la rotazione del braccio e la sua elevazione, viene comunemente chiamato cuffia dei rotatori.

È un complesso muscolo-tendineo, composto da quattro muscoli e dai rispettivi tendini:

  • Il muscolo sovraspinoso che abduce ed extraruota il braccio e la sua azione è sinergica con il muscolo deltoide.
  • Il muscolo infraspinato che ruota il braccio verso l’esterno e stabilizza l’articolazione scapolo-omerale.
  • Il sottoscapolare adduce il braccio ed ha un’azione intrarotatoria.
  • Il piccolo rotondo che insieme all’infraspinato consente la rotazione del braccio verso l’esterno.

Le patologie più frequenti, sono rappresentate da tendinopatie e da sindromi conflittuali.

Trattamento per la cuffia dei rotatori

Il trattamento deve prevedere, la regressione della sindrome dolorosa, il recupero della mobilità articolare e il ripristino dell’equilibrio funzionale dei vari gruppi muscolari.

Al fine di risolvere l’infiammazione della cuffia dei rotatori e dei tessuti adiacenti, solitamente si somministrano farmaci antinfiammatori, non steroidei per via orale o locale, unitamente ad applicazioni locali di ghiaccio e trattamenti fisioterapici come TENS, ionoforesi e ultrasuoni.
Dopo circa una decina di giorni si verificano miglioramenti che consentono l’inizio della pratica degli esercizi di stretching.
Inizialmente, gli esercizi dovranno coinvolgere la muscolatura del rachide cervicale, e principalmente lo sternocleidomastoideo, e i muscoli scaleni.

Esercizi di allungamento

Nella fase successiva, cercando di evitare accuratamente i movimenti che provocano dolore, si potranno effettuare esercizi di allungamento per i gruppi muscolari posteriori , allo scopo di migliorare la scarsa estensibilità che caratterizza quasi tutti i processi patologici.

È evidente l’importanza di effettuare esercizi di allungamento anche per la catena muscolare antero-interna, ossia per il grande dorsale e grande e piccolo pettorale.

Non vanno poi trascurati i muscoli rotatori del tronco e dell’anca.
Molti soggetti affetti da patologie della cuffia dei rotatori, presentano atteggiamenti posturali del tronco scorretti per cui ciò rende utile un intervento assistito da parte del terapista.
Raggiunta un’articolarità equivalente all’arto sano, si può passare alla pratica degli esercizi isometrici.

Per ogni esercizio, la tensione deve essere mantenuta circa 10-12 secondi e lo sforzo deve essere efficacemente dosato, il numero delle ripetizioni varierà a seconda del grado di miglioramento e di potenzialità soggettive.
L’allenamento va ripetuto almeno due volte al giorno, e l’intensità deve essere compresa tra il sub-massimale nelle fasi iniziali e il massimale in seguito.

È importante curare il ripristino dei muscoli adduttori della scapola e dei rotatori e flessori del braccio.
La fase di potenziamento può essere affrontata solo in seguito all’ estinzione della sintomatologia dolorosa, e dopo aver raggiunto un apprezzabile grado di estensibilità dei gruppi muscolari più importanti.
Inizialmente gli esercizi di potenziamento saranno effettuati con basse resistenze ed un alto numero di ripetizioni, a mano a mano, il carico aumenterà progressivamente in relazione alle condizioni dell’atleta.
È importante insistere sul potenziamento dei complessi muscolari che regolano l’equilibrio della scapola sul piano toracico: romboidi, gran dentato, elevatore della scapola.
Successivamente si passerà al potenziamento dei muscoli della cuffia dei rotatori.

Programma di riabilitazione della cuffia dei rotatori

Il programma di riabilitazione va integrato, soprattutto nella fase finale, da esercizi di facilitazione neuromuscolare propriocettiva o PNF.
Questi esercizi, vengono eseguiti con l’aiuto di una fisioterapia nella fase iniziale e successivamente con pesi ed elastici o con apparecchiature isocinetiche.
Vengono realizzati secondo schemi di movimento combinati, per far sì che il singolo muscolo si contragga sia nello stato di massimo allungamento, sia nello stato di massimo accorciamento, attivando nel contempo l’intera catena cinetica coinvolta in quel determinato schema d’azione.